La Risposta Femminile all’Amore di Cristo

amore vero

Santa Chiara, madre e modello del francescanesimo femminile, ispira alla donna d’oggi uno stile di vita in cui sobrietà e felicità si coniugano in una danza d’amore che prelude alla beatitudine eterna.

L’intuizione francescana, del resto, è proprio quella di vivere la vita terrena con la gioia che caratterizza la vigilia di una grande festa. Ed è una vigilia in cui il cuore dell’uomo è gonfio di speranza. Fervono i preparativi per la festa del grande incontro con Dio.

La volontà dell’uomo si dirige con forte determinazione verso tutto ciò che lo porterà a raggiungere la felicità senza fine. Ancor più nel cuore femminile questo slancio ha presa.

Due i sentimenti che invadono l’anima imbevuta dello spirito francescano:

  • la commozione per la suprema bontà di Dio che in Cristo Signore ci ha visitati nella nostra piccolezza e redenti per mezzo della sua Incarnazione, Passione, Morte in croce e Risurrezione;
  • la felicità senza limiti per il bene prossimo della vita eterna.

 

Così l’anima femminile di Chiara, sospesa fra terra e cielo, vive concretamente nella terra con perfetta carità, umiltà e fraternità, ma vive già dalla terra con grande trasporto la sua cittadinanza celeste. Trascinata dai soavi profumi celesti, a sua volta trascina coloro che in qualche modo l’avvicinano, leggendo i suoi scritti o incontrando le sue sorelle d’oggi.

In tempi in cui l’amore, incatenato alla materia, perde il suo profumo, la sua efficacia e il suo significato, le parole di S. Chiara risuonano in modo vibrante nel cuore umano e ci ricordano chi siamo e dove andiamo.

Quanto è incisivo il messaggio di Chiara alle donne d’oggi!

Nei sentimenti di S. Chiara la femminilità trova in Cristo la sua piena realizzazione. Sicché, sia in una scelta di speciale consacrazione che in qualsiasi altra scelta di vita, l’anima femminile può trovare nel Cuore di Cristo tutte le dolcezze di cui ha bisogno per spargere l’amore in questo mondo con tutte le sue vittorie. E queste dolcezze dello spirito assicureranno la fecondità della purezza interiore.

Riguardo alla ricchezza dell’amore di Cristo, così scriveva Chiara alla principessa Agnese di Boemia: “Il suo amore vi farà casta, le sue carezze più pura, il possesso di Lui vi confermerà vergine, poiché la sua potenza è più forte d’ogni altra, più larga è la sua generosità; la sua bellezza è più seducente, il suo amore più dolce ed ogni suo favore più fine. Ormai stretta nell’amplesso di Lui, Egli ha ornato il vostro petto di pietre preziose; alle vostre orecchie ha fissato inestimabili perle; e tutta vi ha rivestita di nuove e scintillanti gemme, come a primavera, e vi ha incoronata di un diadema d’oro inciso con simbolo della santità.” (dalla prima lettera a S. Agnese di Boemia)

L’elogio delle Virtù Evangeliche

Chiara ci testimonia quanto è soave in chi ama Cristo seguire le virtù evangeliche.

“Te veramente felice! ­ scrive Chiara alla principessa Agnese di Boemia che, rifiutando le nozze sovrane, vestì il saio francescano – Ti è concesso di godere di questo sacro convito, per poter aderire con tutte le fibre del tuo cuore a Colui, la cui bellezza è l’ammirazione instancabile delle beate schiere del cielo. L’amore di lui rende felici, la contemplazione ristora, la benignità ricolma.

La soavità di lui pervade tutta l’anima, il ricordo brilla dolce nella memoria. Al suo profumo i morti risorgono e la gloriosa visione di lui formerà la felicità dei cittadini della Gerusalemme celeste.

E, poiché questa visione di lui è splendore dell’eterna gloria, chiarore della luce perenne e specchio senza macchia, ogni giorno porta l’anima tua, o regina, sposa di Gesù Cristo, in questo specchio e scruta in esso continuamente il tuo volto. […] In questo specchio poi rifulgono la beata povertà, la santa umiltà e l’ineffabile carità; e questo tu potrai contemplare, con la grazia di Dio, diffuso su tutta la superficie dello specchio.

Mira, in alto la povertà di Colui che fu deposto nel presepe e avvolto in poveri pannicelli. O mirabile umiltà e povertà che dà stupore! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra, è adagiato in una mangiatoia!

Vedi poi, al centro dello specchio, la santa umiltà, e insieme ancora la beata povertà, le fatiche e pene senza numero che Egli sostenne per la redenzione del genere umano.

E, in basso, contempla l’ineffabile carità per la quale volle patire sul legno della croce e su di essa morire della morte più infamante. Perciò è lo stesso specchio che, dall’alto del legno della croce, rivolge ai passanti la sua voce perché si fermino a meditare: O voi tutti, che sulla strada passate, fermatevi a vedere se esiste un dolore simile al mio; e rispondiamo, dico a Lui che chiama e geme, ad una voce e con un solo cuore: Non mi abbandonerà mai il ricordo di te e si struggerà in me l’anima mia.

Lasciati, dunque, o regina sposa del celeste Re, bruciare sempre più fortemente da questo ardore di carità!

Contempla ancora le indicibili sue delizie, le ricchezze e gli onori eterni, e grida con tutto l’ardore del tuo desiderio e del tuo amore: Attirami a te, o celeste Sposo! Dietro a te correremo attratti dalla dolcezza del tuo profumo.” (dalla quarta lettera ad Agnese di Boemia)